Una profonda rivoluzione ai vertici scuote Novo Nordisk, il colosso farmaceutico danese protagonista della rivoluzione nel trattamento dell’obesità e del diabete. Dopo il recente avvicendamento alla guida operativa con la nomina di Mike Doustdar come nuovo amministratore delegato, l’azienda si appresta ora a rinnovare oltre la metà del suo consiglio di amministrazione, compreso il presidente.
La decisione, che segnerà uno dei più significativi cambi di governance nella storia recente del gruppo, arriva in seguito a un disaccordo tra la Fondazione Novo Nordisk, azionista di maggioranza, e il consiglio di amministrazione uscente. Una divergenza di visioni sul futuro della società che ha portato a una soluzione drastica ma necessaria per garantire la stabilità dell’azienda.
Gli analisti stimano che – di riflesso – tale rivoluzione nell’assetto dei vertici del colosso multinazionale svedese comporterà cambiamenti importanti anche a livello territoriale, in particolare nel Lazio dove Novo Nordisk è presente con un importante stabilimento sito proprio ad Anagni.
“Il Consiglio ha concluso che è nell’interesse dell’azienda e dei suoi azionisti convocare un’Assemblea Generale Straordinaria” per il prossimo 14 novembre “per eleggere nuovi membri del consiglio al fine di chiarire la futura governance di Novo Nordisk“, ha dichiarato il presidente uscente Helge Lund in un comunicato che ha colto di sorpresa gli osservatori del settore farmaceutico.
Dei dodici membri attuali del consiglio di amministrazione, solo cinque rimarranno in carica, segnando un cambio di rotta significativo. Lund sarà sostituito dall’attuale presidente della Fondazione Novo Nordisk, Lars Rebien Sorensen, figura di spicco nel panorama farmaceutico internazionale ed ex amministratore delegato del gruppo dal 2000 al 2016. Alla vicepresidenza, Cees de Jong succederà a Henrik Poulsen, mentre lasceranno il consiglio di amministrazione anche Laurence Debroux, Andreas Fibig, Sylvie Grégoire, Christina Law e Martin Mackay.
“Il Consiglio ha proposto un rinnovamento incentrato sull’aggiunta di competenze nuove e specifiche, pur mantenendo una certa continuità”, ha spiegato Lund nel comunicato, sottolineando come la Fondazione desiderasse invece “una riorganizzazione più ampia”. Una diplomazia verbale che nasconde tensioni più profonde sulla direzione strategica dell’azienda.
La rivoluzione ai vertici arriva in un momento di grande fermento per Novo Nordisk. Solo pochi giorni fa davamo notizia del fatto che il gruppo comprerà Akero Therapeutics per un valore massimo di 5,2 miliardi di dollari in contanti, un’acquisizione strategica destinata a rafforzare ulteriormente la posizione dell’azienda nel trattamento delle malattie metaboliche.
In base ai termini dell’accordo, Novo Nordisk pagherà inizialmente 54 dollari per azione in contanti, ovvero 4,7 miliardi di dollari, alla chiusura dell’operazione. Gli azionisti di Akero riceveranno inoltre un diritto di valore contingente pari a 6 dollari per azione in contanti, per un totale di 500 milioni di dollari, al momento dell’approvazione da parte delle autorità regolatorie statunitensi del farmaco efruxifermin di Akero per il trattamento della cirrosi compensata dovuta a steatoepatite associata a disfunzione metabolica entro il 30 giugno 2031.
L’azienda danese ha affermato che l’acquisizione contribuirà alla sua strategia di sviluppo di farmaci per le persone affette da diabete, obesità e relative comorbilità, consolidando la sua leadership in un mercato in forte espansione.
Akero, con sede a South San Francisco in California, sta sviluppando un farmaco chiamato Efx per il trattamento della Mash, una malattia epatica correlata all’obesità che rappresenta una delle sfide sanitarie più pressanti del XXI secolo. La transazione dovrebbe concludersi intorno alla fine dell’anno.
I mercati hanno reagito con favore all’annuncio dell’acquisizione: le azioni Akero sono salite del 19% a 55,33 dollari nelle contrattazioni pre-mercato, mentre le azioni Novo hanno registrato un calo contenuto dell’1,8%, segno che gli investitori vedono nell’operazione un’opportunità strategica di lungo periodo nonostante l’esborso significativo.