COLLEFERRO – Una giovane vita spezzata, un sogno di paternità infranto, un mistero che si infittisce giorno dopo giorno. Alexandru Andrei Vladic, 22 anni, originario della Romania ma residente a Colleferro, non tornerà più a casa dalla sua compagna, incinta di otto mesi. La notte tra il 22 e il 23 settembre scorso, il giovane muratore è precipitato dalla finestra di un appartamento al terzo piano in via dei Navicellari, a Ostia. Una caduta fatale che ha spento per sempre il sorriso di un ragazzo che, secondo chi lo conosceva, aveva tutto da vivere.
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio volontario, coordinando le indagini della Squadra Mobile che da settimane cerca di ricostruire gli ultimi istanti di vita del giovane. Al momento non ci sono indagati, ma le circostanze della tragedia rimangono avvolte nell’ombra, alimentando dubbi e interrogativi che pesano come macigni sul cuore dei familiari.
“Alex era un lavoratore, faceva il muratore. Aspettava un figlio, non può averlo fatto“, ripete con dolore Luciano Vladic, il padre del ragazzo che non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio. Un giovane con le mani callose dal lavoro, che divideva la sua vita tra Colleferro, dove viveva con la compagna in attesa del loro primo bambino, e i cantieri dove ogni giorno costruiva il suo futuro mattone dopo mattone.
La sera del 22 settembre Alex aveva chiamato la compagna e i familiari. Erano chiamate normali, senza segnali di allarme. Eppure, poche ore dopo, il suo corpo giaceva senza vita sul selciato, precipitato da quella finestra che avrebbe dovuto essere solo un riparo per la notte.
Quella notte Alex non era tornato a casa, fermandosi a dormire per ragioni ancora da chiarire nell’appartamento di un collega di 55 anni, un uomo tunisino che condivideva l’alloggio con altri due connazionali. Tutti e tre hanno dichiarato di non essersi accorti di nulla, una versione che stride con le caratteristiche dell’appartamento e con la dinamica dei fatti.
Gli investigatori hanno sequestrato i telefoni dei tre occupanti e anche un ombrello che potrebbe essere stato utilizzato come arma per colpire il giovane. I telefoni mostrano che quello di Alex è rimasto inutilizzato per due ore, un vuoto temporale che ora la Procura sta cercando di riempire attraverso l’autopsia e l’analisi delle celle telefoniche.
Il padre di Alex è venuto a sapere della morte del figlio solo due giorni dopo la tragedia, un ritardo che ha reso ancora più straziante il dolore. E poi ci sono i dettagli che urlano la loro incongruenza: il ragazzo aveva in tasca solo 70 centesimi, nonostante tenesse sempre nel portafoglio almeno cinquanta euro per sicurezza. E quel 22 settembre avrebbe dovuto ricevere lo stipendio, denaro che non è mai stato ritrovato.
Lo zaino che Alex portava sempre con sé è stato invece rinvenuto nell’abitazione di Colleferro, con tracce di sangue sulla stoffa. Come è finito lì? Perché non era con lui quella notte? Domande che si aggiungono alle tante altre che tormentano i familiari.
Le dichiarazioni dei tre uomini presenti in casa sono contrastanti: uno degli inquilini sostiene di aver sentito Alex litigare con il collega 55enne, mentre quest’ultimo afferma di averlo sentito discutere con un’altra persona. Versioni che non combaciano e che alimentano i sospetti degli investigatori.
Ma forse l’elemento più inquietante è emerso nei giorni successivi alla tragedia: un video apparso brevemente su TikTok che mostrava persone calpestare la sagoma di un cadavere in segno di disprezzo. “Ci è stato detto che era contro mio figlio appena ucciso”, ha rivelato il padre con dolore, un’offesa che si aggiunge all’orrore della perdita.
Né nella casa di Alexandru Andrei Vladic a Colleferro, né in quella del collega a Ostia sono state trovate sostanze stupefacenti, escludendo l’ipotesi di un coinvolgimento in traffici illeciti. La Procura ha ordinato l’autopsia per ricostruire cosa sia accaduto in quelle due ore cruciali, quando il telefono del giovane è rimasto spento e silenzioso.
Gli investigatori stanno vagliando ogni elemento, ogni testimonianza, ogni dettaglio che possa far luce su quella notte maledetta. Perché dietro quella caduta potrebbe nascondersi una verità ben più oscura di un semplice incidente o di un gesto disperato.
A Colleferro, dove Alex aveva costruito la sua vita e le sue speranze, la notizia ha scosso profondamente la comunità. Un giovane conosciuto per la sua voglia di lavorare, per i suoi progetti, per l’attesa di quel bambino che ora nascerà senza conoscere il padre. Una storia che ricorda alla città quanto sia fragile la vita e quanto sia importante cercare giustizia per chi non può più parlare.
I familiari attendono risposte, risposte che possano almeno dare un senso a un dolore così devastante. Perché Alex merita verità, merita giustizia. E Colleferro non dimenticherà il suo giovane muratore, caduto troppo presto, troppo lontano da casa.




