di Giorgio Stirpe
27 tiri totali, 9 dei quali in porta e un dominio quasi totale del campo. Numeri che da soli spiegano il perché della vittoria del Frosinone sul difficile campo del Bari, numeri che, in realtà, non rispecchiano quanto scritto sul tabellone finale del San Nicola. Il 2-3 finale è stato molto meno largo rispetto a quanto visto.
Se si volesse andare a cercare il pelo nell’uovo, di una serata da ricordare, diremmo proprio questo: non è possibile arrivare a soffrire fino all’ultimo respiro della partita dopo aver dominato in quel modo. Il percorso di crescita e maturazione però sta continuando bene e, con il lavoro, anche questi angoli potranno essere smussati presto.
Mister Alvini ha potuto schierare la formazione praticamente “tipo”, con Monterisi al rientro, affiancato da Calvani al centro della difesa A. Oyono e Bracaglia sugli esterni, davanti a Palmisani confermato tra i pali,
In mediana Calò e Kone, con Koutsoupias qualche metro più avanti in posizione di trequartista. I due fantasisti Ghedjemis e Kvernadze a sostegno della punta centrale Raimondo.
L’inizio è stato di marca barese ma i giallazzurri, spietati come killers, hanno colpito alla prima occasione. A segnare è stato Raimondo, ma il merito della rete deve essere assegnato, principalmente, a capitan Monterisi che, con un regale inserimento in area avversaria, ha fornito un delizioso assist al suo compagno di squadra, bravo ad anticipare tutti il suo primo palo e superare l’ex Cerofolini con un colpo di testa preciso.
Un gran bel modo di tornare in campo per Monterisi, dopo un’assenza prolungata dai campi di gioco, a causa di un infortunio.
I giallazzurri in quel momento hanno dato l’impressione di poter dominare perché i pugliesi hanno avuto minuti di sbandamento accusando il colpo. Kvernadze non è riuscito ad approfittare pienamente dell’amnesie biancorosse mancando un raddoppio che sembrava già scritto.
Su punizione dal limite la squadra di Caserta ha, invece, trovato il pareggio al 23’ con Verreth che ha beffato Palmisani sul suo palo.
Il Frosinone ha reagito di rabbia alla rete subìta, iniziando a presidiare la metà campo avversaria con tanti uomini, costringendo il Bari a mettersi in trincea. Non è bastato però agli uomini di Caserta indossare l’elmetto e tentare di resistere con il coltello tra i denti, perché i giallazzurri arrivavano da tutte le parti con giocate di qualità e pulizia tecnica.
In rapida serie sono arrivati i gol di Bracaglia prima (27’) e Ghedjemis poi (42’), con in mezzo il palo di Koutsoupias e altre occasioni importanti fallite.
I canarini avrebbero meritato di andare al riposo con un vantaggio più largo se non avessero invece lasciato, sul tramonto del primo tempo, un’autostrada a Castrovilli sulla destra, che l’ex Fiorentina ha percorso fino in fondo presentandosi davanti a Palmisani in questa circostanza esente da colpe. La rete del 2-3 ha mandato le due squadre negli spogliatoi.
Prendere un gol poco prima di andare al riposo è sempre pericoloso perché, come a volte accaduto, può cambiare le menti dei calciatori, invertendo l’inerzia della gara. I calciatori del Frosinone però, presi per mano dal loro leader carismatico Alvini, non hanno affatto accusato il colpo, hanno scacciato tutti i cattivi pensieri dalla testa e sono rientrati in campo come nulla fosse accaduto. Con la stessa intensità hanno ripreso subito a comandare la partita.
Se si eccettua un brivido al minuto 85, e uno al 94’ i canarini non hanno rischiato poco o nulla portando a casa i tre punti preziosi.
Importante, nel finale, anche il ritorno in campo di Francesco Gelli, un’altra pedina che si aggiunge all’arco di Alvini. I giallazzurri risalgono la classifica e restano con il fiato sul collo delle prime.




