La nascita di un’associazione fra Comuni, il rispetto di un disciplinare e la programmazione per la corretta produzione, raccolta, conservazione e frantumazione delle olive, che permetterà di avere un prodotto di altissima qualità, esportabile in tutto il mondo a prezzi più vantaggiosi, con grandi benefici per l’economia e positive ricadute sul turismo. Ma anche la valorizzazione della commercializzazione a livello locale con la nascita di un secondo appuntamento oltre “Pane, Olio e Fantasia” che coinciderà con la manifestazione “Pasqua con Giotto”.
Con il valore aggiunto di avere un prodotto unico ottenuto su un territorio specifico, quello dell’antico Stato Pontificio, e con una parte significativa dell’antica Ciociaria, antecedente alla nascita della provincia di Frosinone, che oggi comprende anche tanti comuni della provincia di Latina, fino al mare. Sono alcuni degli argomenti chiave, dibattuti domenica scorsa nel Museo civico di piazza San Francesco, dove è stato anche presentato il marchio dell’Olio dei Papi, nato da un’attenta ricerca storica.
Un progetto, che vede già la partecipazione di diversi Comuni nelle province di Frosinone e Latina, nato dalla volontà dell’Amministrazione municipale di Boville Ernica, del sindaco Enzo Perciballi e dalla consigliera delegata al Turismo e al Centro storico Martina Bocconi, grazie all’impegno diretto dell’imprenditore Domenico Sperlonga e alla presenza di esperti del settore che hanno aperto un dibattito con idee e proposte: fra loro Carlo Gallozzi, che ha parlato della necessità di creare una filiera dei produttori d’olio e di come essa debba essere organizzata; il professor Domenico Celenza, docente di Economia, che ha parlato degli aspetti economici su cui si basava il metodo di produzione dell’olio nello Stato Pontificio e delle positive ricadute che il sistema potrà avere nell’attuale economia del territorio; lo stesso Domenico Sperlonga, che ha illustrato il marchio e il progetto della distribuzione, anche attraverso la tracciabilità fino all’oliveto di origine, grazie al numero di lotto inserito in ogni singola confezione. Il professor Biagio Cacciola, invece, si è occupato della parte storica del progetto Terre dei Papi: oltre ad aver ricostruito gli aspetti sociali ed economici dei luoghi interessati ha riportato alla memoria anche gli antichi metodi di raccolta delle olive e conservazione dell’olio.
La delegata al Turismo e al Centro Storico Martina Bocconi, che ha curato il progetto in prima persona insieme al sindaco, ha parlato della ricerca storica sull’olio durante lo Stato Pontificio “che ha coinvolto – ha detto – non solo il nostro territorio ma che parte dell’Agro Pontino. Abbiamo scoperto un bellissimo percorso che stiamo tracciando fra le due province che, a quanto pare, hanno uno strettissimo legame, sin da epoca romana, non solo in campo agricolo ma anche in campo storico”.
Il primo cittadino Enzo Perciballi ha posto l’accento sull’unicità del progetto e del prodotto, elementi grazie ai quali non si ha concorrenza. “Le caratteristiche geomorfologiche e climatiche – ha detto fra l’altro – esclusive di territori collinari come Boville e altri simili, non a caso scelti dai Papi per la coltivazione delle olive, permettono di avere un prodotto di altissima qualità che altri non possono avere”. Perciballi ha parlato inoltre della necessità di “creare una sorta di associazione in cui ogni Comune abbia il proprio rappresentante e una cooperativa per il recupero dei terreni abbandonati e degli oliveti, spronando i ragazzi ad aggregarsi e fare sistema”. Ma anche “evitare le coltivazioni intensive che farebbero perdere al nostro olio le loro caratteristiche uniche”. Caratteristiche “nate da stratificazioni che si sono formate in centinaia di anni” ha argomentato invece il professor Biagio Cacciola nella sua dissertazione, facendo notare anche come “si parli poco di questo argomento che invece è molto importante” e di come, per fare bene “basterebbe riscoprire e imparare i metodi impiegati durante il regno dello Stato Pontificio”.
Il primo cittadino Enzo Perciballi ha posto l’accento sull’unicità del progetto e del prodotto, elementi grazie ai quali non si ha concorrenza. “Le caratteristiche geomorfologiche e climatiche – ha detto fra l’altro – esclusive di territori collinari come Boville e altri simili, non a caso scelti dai Papi per la coltivazione delle olive, permettono di avere un prodotto di altissima qualità che altri non possono avere”. Perciballi ha parlato inoltre della necessità di “creare una sorta di associazione in cui ogni Comune abbia il proprio rappresentante e una cooperativa per il recupero dei terreni abbandonati e degli oliveti, spronando i ragazzi ad aggregarsi e fare sistema”.
Ma anche “evitare le coltivazioni intensive che farebbero perdere al nostro olio le loro caratteristiche uniche”. Caratteristiche “nate da stratificazioni che si sono formate in centinaia di anni” ha argomentato invece il professor Biagio Cacciola nella sua dissertazione, facendo notare anche come “si parli poco di questo argomento che invece è molto importante” e di come, per fare bene “basterebbe riscoprire e imparare i metodi impiegati durante il regno dello Stato Pontificio”.