Un’équipe di prim’ordine – all’avanguardia per ciò che riguarda la diagnosi e il trattamento di diverse patologie ortopediche – che, per quanto in prevalenza formato da giovanissimi, è già un punto di riferimento importante in ambito ortopedico e traumatologico per l’intero territorio a sud di Roma. A guidarlo, da qualche anno, c’è il dott. Alvise Clarioni, classe 1960, romano, con alle spalle numerose collaborazioni con eminenti professori e una lunghissima esperienza professionale in alcune delle più grandi cliniche del Lazio e in altrettanti importanti ospedali del territorio.
Ettore Carucci, Stefania Iannone, Fabio Luigi Perrone, Giorgio Princi, Federico Fantoni, Alessio Rossato, Franz Federico Sesti, Guido Koverech, Cataldo Iannelli, Federica Coppotelli, Andrea Del Duca e Filippo Maria Ranaldi – questi i nomi dei componenti dello staff coordinato dal dott. Alvise Clarioni – svolgono la propria attività negli ospedali di Colleferro, Palestrina e Monterotondo e per ognuno di loro garantire sempre le cure migliori a fronte delle diverse patologie è prima di tutto una missione, poi un lavoro. Un’équipe in cui ogni singolo membro non opera come entità indipendente, ma sinergicamente in quanto parte di un team multidisciplinare, così da perseguire il comune scopo dell’umanizzazione e dell’ottimizzazione delle cure.
L’équipe guidata dal dott. Clarioni, infatti, tratta l’intero arco della traumatologia degli arti, comprese le lesioni legamentose ai vari segmenti anatomici e la patologia ortopedica di diversa natura della spalla, del gomito, della mano, del ginocchio, della tibio-tarsica e del piede, compresa quella artrosica dell’anca e del ginocchio. Svolge – inoltre – attività chirurgiche dell’anca, del ginocchio, della spalla, del gomito e della mano, traumatologica, della tibio-tarsica e del piede, di prelievo osseo da vivente, di trapianto cartilagineo e chirurgia artroscopica in patologia reumatica, eseguendo le proprie prestazioni in regime di degenza con posti letto a Colleferro, a Monterotondo e a Palestrina, di day-surgery ed ambulatoriale, per prime visite e per visite di controllo in pazienti già trattati in pronto soccorso o dimessi dal reparto o afferenti da altro ospedale.
L’INTERVISTA
A coordinare i lavori – appunto – il dott. Alvise Clarioni, che anagnia.com ha incontrato e al quale ha posto alcune domande:
Dott. Alvise, grazie – innanzitutto – di averci concesso questa intervista; il Suo staff, dicevamo, è composto prevalentemente da giovani e giovanissimi. Non mancano, certo, medici e professionisti di una certa esperienza, ma ciò che balza subito agli occhi è proprio la giovane età dei componenti del team. Quali sono i punti di forza e quali i punti deboli di una équipe così formata?
Grazie a voi per l’opportunità. È vero, il nostro team è prevalentemente giovane e questo è stato un aspetto intenzionale nella sua formazione. Quando sono arrivato a Colleferro nel 2018, l’équipe era composta principalmente da medici esperti, alcuni dei quali vicini alla pensione. Era evidente che ci trovavamo di fronte ad una necessità di ricostruzione del Team, per assicurare la continuità delle cure, anche dopo la mia presenza. Questa è stata la motivazione principale per cui ho voluto integrare fin da subito dei giovani all’interno del mio team. I medici esperti presenti a Colleferro quando sono arrivato sono diventati dei punti di riferimento per i ragazzi che, ormai, sono ortopedici completi e molto competenti.
Un punto di forza di avere un’équipe giovane è sicuramente l’energia, la passione e la voglia di imparare che ognuno di loro porta con sé. Ho voluto, fin da subito, che dedicassero parte del loro tempo all’aggiornamento e all’innovazione, in modo da essere sempre all’avanguardia nella diagnosi e nel trattamento delle diverse patologie ortopediche e traumatologiche. Questo, a sua volta, contribuisce ad un’ottimizzazione delle cure offerte ai nostri pazienti. Alcuni potrebbero percepire il desiderio di miglioramento dei giovani chirurghi come un segno di inesperienza, e quindi un punto debole. Tuttavia, io credo che sia esattamente il contrario. I miei medici, pur essendo giovani, sono completamente autonomi e la loro voglia di migliorarsi rappresenta, in realtà, una grande forza. Questa forza è alimentata dalla loro motivazione ad affrontare rapidamente e con entusiasmo le sfide, ed è ulteriormente rafforzata dalla formazione ricevuta nelle scuole di specializzazione romane, che sono di altissimo livello. L’obiettivo di migliorare continuamente le proprie competenze professionali è fondamentale in questo campo, e l’entusiasmo giovanile è un motore potente per affrontare le problematiche. Inoltre, il nostro approccio è sempre stato collaborativo, come ci è stato insegnato all’università: discutiamo regolarmente e sistematicamente ogni caso in equipe, al fine di prendere le decisioni più appropriate per ogni situazione.
Lei e la Sua équipe operate negli ospedali di Colleferro, Palestrina e Monterotondo, tre nosocomi che sono riferimento dell’intero territorio la cui competenza appartiene all’ASL Roma 5; quali sono, per ognuno di questi ospedali, le aree di intervento specialistiche entro cui opera lo staff da Lei diretto e quali i rispettivi punti di forza?
Esatto, la mia équipe opera negli ospedali di Colleferro, Palestrina e Monterotondo, che sono punti di riferimento fondamentali per l’intero territorio sotto la competenza dell’ASL Roma 5. Per ognuno di questi ospedali, le aree di intervento specialistiche entro cui opera il nostro staff sono piuttosto ampie. Partiamo dal servizio ambulatoriale, che forniamo quotidianamente in tutti e tre gli ospedali. Questo servizio, che include prime visite e visite di controllo, è fondamentale per la gestione e il monitoraggio delle diverse patologie ortopediche e traumatologiche del territorio. L’attività operatoria in ambito traumatologico è suddivisa tra i centri di Colleferro e Palestrina, mentre l’attività elettiva, che include interventi programmati non urgenti, è gestita sia a Palestrina che a Monterotondo.
I punti di forza della nostra organizzazione nei centri di Colleferro e Palestrina per quanto riguarda la traumatologia sono sicuramente la qualità e la tempistica nel trattamento. Infatti, lavoriamo costantemente per ridurre al minimo il tempo trascorso dai pazienti in pronto soccorso prima di essere accettati, portati in reparto e operati. Un esempio concreto di questo impegno è il rispetto del protocollo regionale Fast Track, che implementiamo con successo grazie al supporto di tutte le unità che interagiscono con noi; parlo dei direttori di Pronto Soccorso di Colleferro e Palestrina, rispettivamente Dr.ssa Guerriero e Dr. Ferri, dell’UOC di Anestesia e Rianimazione, diretta dal Dr. Mastroianni, il nostro reparto di Ortopedia e Traumatologia e il personale di sala operatoria di Colleferro e Palestrina. Questo protocollo ci permette di garantire un’assistenza rapida ed efficace ai pazienti che necessitano di interventi urgenti.
Per quanto riguarda l’attività elettiva, il concetto è lo stesso. Siamo strutturati per garantire la migliore qualità di trattamento nel minor tempo possibile. Questo significa che lavoriamo in modo coordinato e sinergico per assicurare che ogni paziente riceva l’attenzione e le cure necessarie in modo tempestivo e appropriato. In definitiva, il nostro obiettivo principale è sempre quello di fornire le migliori cure possibili ai nostri pazienti, indipendentemente dall’ospedale in cui operiamo, nel minor tempo possibile. Questo impegno è reso possibile grazie all’eccezionale lavoro di tutto il nostro staff e alla collaborazione con le altre unità dell’ospedale. Per quanto riguarda l’ospedale di Colleferro, il reparto di Ortopedia è stato recentemente riaperto dopo i lavori che hanno rinnovato i reparti che vanta stanze da due posti, bagni interni e arredi completamente nuovi per i pazienti.
Quali sono le migliorìe che sono state apportate in questi ultimi mesi e quando è prevista – se è prevista – una inaugurazione ufficiale del nuovo reparto?
Sì, il reparto di Ortopedia dell’ospedale di Colleferro è stato recentemente rinnovato e riaperto, il che rappresenta un grande passo avanti nella qualità dei servizi che possiamo offrire ai nostri pazienti. Tra le migliorie apportate, abbiamo stanze da due posti con bagni interni, il che aumenta notevolmente la comodità e la privacy dei pazienti. Gli arredi sono completamente nuovi e progettati per garantire il massimo confort. Abbiamo anche migliorato l’attrezzatura medica e tecnologica disponibile, in modo da essere sempre all’avanguardia nella diagnosi e nel trattamento delle patologie ortopediche e traumatologiche. Queste modifiche rappresentano un miglioramento significativo rispetto alle condizioni precedenti, in cui il reparto era molto vecchio e non in linea con gli standard attuali di cura. Adesso, con le ristrutturazioni, abbiamo un ambiente più moderno, accogliente e funzionale, che ci permette di fornire un servizio migliore ai nostri pazienti.
Siamo già operativi nel nuovo reparto da circa un mese e stiamo attendendo la disponibilità di alcune cariche regionali per poter inaugurare ufficialmente i nuovi spazi. Non abbiamo ancora una data precisa per l’inaugurazione ufficiale, poiché dipende dalla disponibilità delle autorità regionali, ma speriamo che possa avvenire nel prossimo futuro. Sarà un momento importante per noi e per l’intera comunità, in quanto rappresenterà un ulteriore passo avanti nella qualità dei servizi sanitari offerti nella nostra regione. Sarà mia cura invitare la vostra redazione non appena abbiamo una data chiara e definita per l’inaugurazione. Sarà un piacere avere la vostra presenza in quella occasione importante.
Cambiamo argomento, dottore; da medico, quanto conta per Lei il lato umano e il rapporto con il paziente? Ritiene che Lei personalmente e il Suo staff facciate abbastanza per far sentire il paziente accolto e in buone mani durante tutto il suo percorso, dalla diagnosi alla cura?
Il lato umano è assolutamente fondamentale per me e per tutto il mio Team. Crediamo fermamente che un buon rapporto medico-paziente sia essenziale per garantire il miglior esito possibile. Tutto ciò che facciamo, dalla diagnosi al trattamento, è guidato dal desiderio di fornire al paziente non solo le migliori cure mediche possibili, ma anche un’esperienza positiva e rassicurante. Un esempio concreto di questo approccio è il nostro impegno a operare i pazienti il prima possibile. Questo non è solo importante dal punto di vista medico, ma anche dal punto di vista umano. Sappiamo che l’attesa per un intervento chirurgico può essere un periodo di ansia e stress per il paziente e per i suoi familiari, quindi facciamo tutto il possibile per ridurre questo tempo di attesa. I nostri pazienti sono seguiti durante tutto il percorso post-operatorio nei nostri ambulatori giornalieri. In questi ambulatori, ogni medico del mio Team ha sempre accesso a tutto lo storico del paziente in modo da poter fornire indicazioni adeguate e in linea con tutto il percorso fatto dal paziente. In definitiva, crediamo che l’umanizzazione delle cure sia un obiettivo fondamentale e ci impegniamo ogni giorno a realizzarlo.
Con che tipo di pazienti Lei e il Suo staff lavorate maggiormente?
La nostra équipe si occupa di una vasta gamma di patologie ortopediche e traumatiche, e quindi vediamo una varietà molto ampia di pazienti. Tuttavia, una parte significativa della nostra attività riguarda pazienti anziani, che spesso presentano fratture dovute a traumi di bassa energia, come cadute dalla propria altezza. Questi pazienti richiedono un’attenzione particolare, sia dal punto di vista medico che umano, e spesso presentano una serie di sfide uniche. Tra i casi più comuni che trattiamo ci sono le fratture di femore del grande anziano, fratture di polso, fratture di omero, fratture di caviglia, fratture di piatto tibiale e fratture di femore. Inoltre, effettuiamo interventi per la sostituzione protesica di anca, spalla e ginocchio, così come interventi per le fratture periprotesiche di anca e ginocchio.
Un’altra area di intervento importante per noi è la chirurgia della mano e del piede, che include interventi come la correzione dell’alluce valgo, la chirurgia per le deformità delle dita, la chirurgia per le lesioni dei tendini e dei nervi, e altri interventi simili. In sintesi, la nostra attività copre tutta la gamma di patologie ortopediche e traumatiche.
Restano – comunque – molto praticati anche gli interventi di chirurgia artroscopica su pazienti che subiscono traumi causati da incidenti o provocati durante l’attività sportiva, sia a livello professionistico che amatoriale, giusto?
Assolutamente sì. Sebbene gran parte del nostro lavoro sia focalizzata sulla traumatologia generale, affrontiamo anche un elevato numero di casi di pazienti giovani che necessitano di interventi di chirurgia artroscopica in seguito a traumi subiti durante attività sportive. Questi pazienti spaziano da atleti professionisti a quelli amatoriali e le lesioni possono essere di diversa natura, come lesioni meniscali, lesioni legamentose del ginocchio, lesioni della cuffia dei rotatori della spalla e altre lesioni comuni negli sportivi.
Desidero sottolineare che, grazie alla mia precedente esperienza come dirigente medico presso l’UOC dell’Ospedale Sant’Andrea, diretta all’epoca dal Prof. Andrea Ferretti, ho acquisito un’ampia esperienza nella chirurgia sportiva. Questa esperienza viene utilizzata e arricchita quotidianamente poiché alcuni membri del mio staff, incluso io, siamo medici ufficiali della FIGC e ci occupiamo del follow-up di alcune squadre nazionali di calcio e altre squadre nazionali della FIGC. Inoltre, appena arrivato a dirigere questa UOC, ho voluto stabilire una collaborazione tra i medici del mio reparto e i miei colleghi dell’Ospedale Sant’Andrea. Abbiamo, infatti, una convenzione con l’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea a Monterotondo, dove i due reparti operano insieme, apportando benefici considerevoli per i pazienti della ASL Roma 5. Questo impegno, unitamente alla collaborazione tra i miei medici e l’equipe del Sant’Andrea, rappresenta un passo importante nel fornire cure eccellenti a tutti i pazienti sportivi e non che fanno riferimento alla nostra ASL.
Quali sono stati, secondo Lei, i progressi fatti dalla chirurgia ortopedica e dallo sviluppo tecnologico delle protesi? E come è cambiato l’approccio chirurgico nei pazienti?
Negli ultimi anni, il campo della chirurgia ortopedica ha assistito a progressi notevoli, in gran parte grazie alle innovazioni tecnologiche nell’ambito delle protesi. Le nuove frontiere della tecnologia hanno permesso di sviluppare protesi sempre più funzionali e personalizzate, che mirano a migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti. Ad esempio, presso il nostro centro a Colleferro, abbiamo recentemente implementato una tecnica che impiega la tomografia computerizzata (TAC) e la ricostruzione 3D per creare modelli personalizzati che ci aiutano a adattare in modo ottimale le protesi al singolo paziente. Questa tecnologia, in particolare, ha rivoluzionato il modo in cui approcciamo la chirurgia protesica, offrendoci la possibilità di pianificare l’intervento in modo più preciso e ridurre così i rischi di complicazioni post-operatorie.
In aggiunta, l’evoluzione dei materiali utilizzati per le protesi ha anche giocato un ruolo cruciale in questo progresso. Ora disponiamo di materiali più resistenti e leggeri, che permettono di realizzare protesi in grado di emulare in modo molto più fedele la funzionalità delle articolazioni naturali. Questo ha, in molti casi, permesso ai pazienti di mantenere o recuperare una gamma di movimento molto vicina a quella naturale. Un’altra innovazione degna di nota è l’introduzione di protesi specifiche per lato destro e sinistro, permettendo un adattamento ancora più preciso all’anatomia individuale dell’arto trattato. In questo percorso di continua evoluzione, il nostro impegno è costantemente rivolto verso la ricerca e l’adozione delle tecnologie più innovative, per offrire ai nostri pazienti le migliori soluzioni chirurgiche disponibili.
Qual è l’iter che il paziente deve aspettarsi dopo l’intervento di chirurgia protesica e quando si può evitare l’intervento chirurgico?
Dopo un intervento di chirurgia protesica, il nostro approccio è incentrato su una ripresa attiva e rapida. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il paziente viene incoraggiato a mettersi in piedi e a muoversi il più presto possibile, spesso già nelle prime ore successive all’intervento. Questo fa parte di una strategia per promuovere un recupero più veloce e più completo.
Durante il breve periodo di ospedalizzazione, che mira principalmente a monitorare la risposta iniziale del paziente all’intervento, verranno somministrate tutte le cure necessarie per gestire il dolore e facilitare un inizio di riabilitazione attiva. Il paziente sarà guidato attraverso una serie di esercizi fisici mirati per iniziare a ripristinare la mobilità.
Dopo il rilascio dall’ospedale, il paziente seguirà un programma di riabilitazione ben strutturato, che può includere fisioterapia e altre terapie mirate, al fine di promuovere una ripresa funzionale rapida e la rinforzatura muscolare. Il nostro obiettivo è che, entro 30 giorni dall’intervento, il paziente sia di nuovo autonomo e in grado di gestire la maggior parte delle attività quotidiane senza aiuto. Questo programma è progettato per garantire il miglior esito possibile, consentendo al paziente di tornare ad una vita attiva e indipendente in tempi brevi.