Si terrà il prossimo venerdì prossimo 16 febbraio 2024 l’interrogatorio formale delle parti coinvolte nella querelle che vede contrapposti uno stimato imprenditore anagnino operante nel settore edile e il legale rappresentante di un ente ecclesiastico riguardante alcuni lavori svolti e consegnati dalla società dello stesso imprenditore e contestati ben tre anni dopo l’avvenuta consegna.
I fatti risalgono a qualche anno fa, quando alla società in questione che fa capo all’imprenditore anagnino erano stati commissionati lavori di rifacimento del muro di recinzione di un’importante struttura ecclesiastica che aveva – sì – pagato i lavori svolti trattenendo, però, senza titolo, la somma di € 9.409,88, ovvero l’esatto importo corrispondente all’IVA.
Inutile, a seguire, ogni tentativo dell’imprenditore di recuperare quanto era stato trattenuto tanto che alla fine è dovuto ricorrere alle vie legali.
A rappresentare le istanze dell’imprenditore nelle opportune sedi, l’avv. Graziella Peruzzi del Foro di Frosinone che intervistata da anagnia.com aveva spiegato: “il mio cliente, attraverso la sua società, ha eseguito i lavori con contratto di appalto datato 2 dicembre 2015, riconsegnandoli a settembre del 2016. La fattura è stata pagata solo in parte in quanto l’istituto committente ha trattenuto – deliberatamente e senza ragione – la somma di quasi 10mila euro, corrispondente all’IVA sulla fattura emessa ed il cui mancato pagamento ha causato non pochi problemi alla società, sia di ordine contabile che fiscale e l’impresa ancora ne sta pagando le conseguenze”.
“A maggio 2019 – racconta, ancora, l’avv. Peruzzi – dopo aver più volte richiesto in via bonaria il pagamento, la società si determinava tramite la sottoscritta a diffidare l’istituto che, però, contestava – per la prima volta e dopo tre anni dalla consegna – un presunto ritardo addebitabile al mio cliente, seppur nessun certificato relativo all’appalto contenesse riserve sull’esecuzione ad opera d’arte dei lavori e men che meno contestazioni di ritardo”.
“Il mio assistito – spiega l’avv. Peruzzi – otteneva finalmente la somma non liquidata ma l’istituto religioso nel 2023 – ovvero ben sei anni dopo la conclusione dei lavori – intentava causa contro l’impresa e chiedeva il pagamento di una penale assolutamente esorbitante, corrispondente addirittura ad un terzo dell’importo ricevuto dalla ditta per l’esecuzione dei lavori! Quanto sopra, nonostante l’istituto religioso fosse assolutamente consapevole che in nessun ritardo era incorsa la società del mio cliente, sia perché i lavori commissionati ebbero inizio un mese dopo la consegna del cantiere a causa dell’interruzione al traffico della strada, sia perché i lavori furono sospesi dalla stessa ditta appaltante per problemi relativi al progetto di consolidamento del muro sia perché la società, nel corso del contratto di appalto, aveva eseguito ulteriori lavori extracontrattuali richiesti dallo stesso istituto”.