di Claudia Coladarci
Sono trascorsi settecento anni da quel lontano 11 febbraio 1324, giorno in cui si consacrò l’altare della Cripta di San Magno dedicato al suo fondatore, il vescovo Pietro da Salerno. Pietro, le cui spoglie riposano proprio in quell’altare, verrà rappresentato per l’occasione nella piccola absidiola poco profonda alle spalle dello stesso, seduto su un trono, posto tra le sante Aurelia e Noemisia, principesse armene sepolte poco distanti.
L’iscrizione frammentaria che corre lungo il bordo inferiore dell’affresco ricorda, oltre all’anno di consacrazione, anche il nome del committente, Jacopo de Guerra, attestato come canonico della Cattedrale dal 4 giugno 1323. Egli prese gli ordini sacri dopo essere rimasto vedovo e decise quindi di dedicare al fondatore della sua amata Cattedrale l’altare rinnovato nella Cripta e l’affresco.
Purtroppo, né i documenti né l’iscrizione riportano il nome dell’autore della pittura, ma è ormai largamente accettata l’attribuzione al pittore di ambito cavalliniano conosciuto come Lello de Urbe. Non si hanno molte informazioni certe sulla vita e sull’attività artistica di Lello, ad eccezione della sua firma alla base del mosaico absidale della Cappella di Santa Maria del Principio nella Basilica di Santa Restituta nel Duomo di Napoli che riporta la data 1313, e di un documento dove è riportato il suo nome in qualità di testimone per un atto notarile. Quest’ultimo documento, restituito all’attenzione degli studiosi solo lo scorso anno dal prof. Lorenzo Proscio durante una giornata di studi svoltasi a cura del MuCA, è datato 1302 e, se considerata esatta l’identificazione di quel “Lello de Urbe” citato con il nostro Lello, potrebbe essere utile a riscrivere la biografia di questo artista, nonché il suo catalogo. Perché Lello era ad Anagni già nel 1302? A cosa stava lavorando? A queste domande ancora non si è dato risposta, ma quel che è ormai quasi assodato è che sono riferibili a lui sia l’affresco in Cripta che oggi ricordiamo in questo articolo, sia la bellissima Icona col Bambino e Rainaldo presbitero del 1325, conservata nel Museo della Cattedrale.
Pietro siede su un trono impreziosito da decori cosmateschi, indossa una casula porpora e impugna il pastorale con la mano sinistra, mentre benedice con la destra. Le due sante coronate sono in piedi e lo affiancano.
L’ultimo restauro che ha interessato l’affresco risale agli anni tra il 1987 e il 1994, quando l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma si è occupato di intervenire su tutte le superfici dipinte della Cripta. Quel pionieristico cantiere fu portato avanti dalla CBC di Roma e finanziato per intero da BancAnagni.
Quest’anno si celebrano i settecento anni dalla realizzazione di questo affresco e la Cattedrale di Anagni invita tutti a partecipare al momento di preghiera in onore di San Pietro da Salerno che si terrà in Cattedrale domani, 3 agosto, giorno della memoria liturgica del santo, alle ore 19:00.