Fumi neri che si alzano in cielo con preoccupante cadenza e che gettano una luce sinistra su uno degli angoli più belli e suggestivi dell’area di produzione del vino Cesanese; siamo in località Torre del Piano, in territorio di Piglio e ai confini con quello di Acuto, zona tradizionalmente vocata all’agricoltura.
Il panorama, per chi arriva dalla vicina via Anticolana o per chi lo ammira dall’alto dei monti di Acuto, è oltremodo suggestivo se non ci fossero quei fumi neri a dimostrare che spesso, inequivocabilmente, c’è qualcuno impegnato a dar fuoco a plastica e/o altri materiali di risulta: il colore, del resto, è inconfondibile e non v’è dubbio che a sprigionare quel fumo scuro sia materiale in gomma (come i tubicini che si usano in agricoltura per l’irrigazione dei campi) o simili.
L’ultimo episodio di questo genere in ordine di tempo, avvenuto pochi giorni fa e prontamente segnalato a questa redazione da alcuni residenti della zona, riporta a galla quello che è – eufemisticamente – un malcostume di alcuni agricoltori che, appiccando il fuoco a materiale sintetico, inquinano l’ambiente e l’aria. Quei roghi, infatti, non fanno che sprigionare diossina, un composto altamente tossico.
Una pratica clandestina – già segnalata alle Forze dell’Ordine – che purtroppo si verifica da anni anche in altre zone del comprensorio e alla quale non si riesce a porre rimedio. Nonostante le denunce di quello che è un reato ambientale a tutti gli effetti, nelle campagne nostrane, specie al tramonto, si continuano a bruciare rifiuti per evitarne lo smaltimento a norma di legge.