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    Home » Discarica di Colle Fagiolara, la nota del Comitato Residenti Colleferro: “24 milioni di euro? Li pagano tutti i cittadini della Regione Lazio”
    Roma e Provincia

    Discarica di Colle Fagiolara, la nota del Comitato Residenti Colleferro: “24 milioni di euro? Li pagano tutti i cittadini della Regione Lazio”

    20 Giugno 20206 Mins Read
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    Da Ina Camilli, rappresentante Comitato residenti Colleferro, riceviamo la nota che segue e che pubblichiamo in forma integrale e senza modifiche:

    Lo scorso 19.5.2020 la Regione Lazio ha impegnato 24 milioni di € nel proprio bilancio pluriennale 2020-2023 per la copertura delle attività di gestione del post mortem della discarica di colle Fagiolara, a Colleferro, a favore della sua partecipata Lazio Ambiente spa. I fondi sono così ripartiti: 2020 € 1.994.585,85; 2021 € 1.000.000,00; 2022 € 8.000.000,00; 2023 € 13.005.414,15 (cfr. DR 19.5.2020, G05985, Direzione Politiche Ambientali e Ciclo Rifiuti).

    Una operazione come questa solleva quesiti importanti per cui riteniamo che i cittadini abbiano il diritto di conoscere i fatti. In base a quale valutazione la Regione mette a disposizione queste risorse, prelevate dalle casse pubbliche, quando invece l’esborso deve essere a carico di Lazio Ambiente spa, gestore della discarica? Che fine hanno fatto i soldi che il gestore aveva l’obbligo di accantonare per legge dal primo giorno di attività? Oppure la dirigenza della società ha provocato il “buco” del post mortem?

    Primo punto: insabbiare le responsabilità, offrire guadagni e poltrone dirigenziali.

    La nostra posizione è chiara e forte su questo punto, perché si basa sulla legge e rispetta davvero i cittadini: la Regione non può e non deve farsi carico delle somme necessarie per il post mortem e per il capping della discarica. Anche la giurisprudenza è dalla nostra parte: tale esborso è a carico del gestore di colle Fagiolara – Lazio Ambiente spa – che negli anni ha incassato i proventi del ristoro pagato per conferire i rifiuti.

    Invece cosa sta accadendo? I costi di gestione del post mortem – circa 30 milioni di € – vengono trasferiti da Lazio Ambiente spa alla Regione, senza alcuna uscita finanziaria per la società, che quindi può essere messa sul mercato, accollando il pesante debito alla fiscalità generale, ovvero ai cittadini.

    La Regione autorizza, con un suo atto unilaterale, l’impegno di spesa e lo iscrive in bilancio ma non è una erogazione di fondi, bensì una prenotazione non ancora esecutiva e disponibile, su cui si raccontano leggende metropolitane da parte del Comune di Colleferro: all’inizio del 2019 il Sindaco di Colleferro Sanna dava per certo lo stanziamento di 2 milioni di € per il post mortem e ha provato a farci credere che i fondi sarebbero stati sbloccati nei primi mesi del 2020. Queste “notizie” sono state date dal Comune anziché eventualmente dalla società perché molto probabilmente sono collegate alla campagna elettorale delle prossime elezioni comunali.

    Finora, Comune di Colleferro e Lazio Ambiente spa, non ci risulta abbiano incassato un euro di quei due milioni, circostanza di cui eventualmente gli chiederemmo di rendere conto alla Corte dei Conti, come accadduto nel 2014, quando Comitato Residenti Colleferro e Retuvasa denunciarono l’accordo della “Triplice Intesa” – Comune di Colleferro, Lazio Ambiente SpA e Regione Lazio – sul risanamento del “buco” di bilancio di 1 milione e mezzo di €.

    Lazio Ambiente spa fino al 16.1.2020 ha gestito le attività di igiene, raccolta e smaltimento dei rifiuti per alcuni Comuni della valle del Sacco con i contratti di servizio scaduti dal 31.12.2017 (le attività sono state riassegnate al consorzio intercomunale Minerva senza gara pubblica), ma nonostante ciò la società conserva ancora il controllo della discarica.

    Anche il contratto tra Lazio Ambiente spa e il Comune di Colleferro – proprietario della discarica – è scaduto. La situazione si prospetta piuttosto fumosa: come può Lazio Ambiente spa gestire il post mortem della discarica “chiusa” con il lucchetto dai Sindaci a inizio anno se la società non dispone più dei mezzi per gestire la complessa operazione?

    Verosimilmente le attività saranno appaltate all’esterno (dove società private non aspettano altro che gestire con grande profitto questo fiume di soldi pubblici) e si potranno garantire lauti guadagni sullo stanziamento della Regione e poltrone dirigenziali.

    Come ci riusciranno? La soluzione è semplice: il contratto scaduto sarà rinnovato, Lazio Ambiente spa diventerà appetibile per essere messa in vendita avendo incamerato soldi freschi e l’appalto sulla gestione del post mortem. La società sarà liquidata e potrà così cedere il suo credito a un terzo (magari a Minerva, il nuovo carrozzone pubblico fortemente voluto dal PD regionale), che realizzerà il progetto.

    Questa autorizzazione di spesa mira clamorosamente ad incrementare il valore economico della società in vendita per favorire e attribuire un indebito vantaggio all’acquirente a spese di tutti i cittadini laziali.

    Decine di milioni di € saranno elargiti dalla Regione per coprire con i “nostri” fondi di bilancio il “buco” della sua società, mascherando gli altri obiettivi dell’operazione, che puntano a ricreare con Minerva l’ennesima società pubblica che, con mutato nome, continuerà a procurare elevatissime perdite e servizi scadenti ai cittadini.

    A questo punto dubitiamo che Lazio Ambiente spa abbia depositato le garanzie finanziarie necessarie alla fase di chiusura della discarica, non avendo ottemperato alla precedente Determinazione con la quale la Regione aveva subordinato l’AIA (Autorizzazione integrata ambientale) all’aggiornamento delle fideiussioni, già prestate, entro e non oltre 90 giorni dal 4.4.2017 (DR n. G04202).

    A quanto ammontino e dove siano eventualmente depositate non è stato possibile saperlo nemmeno dopo formale accesso agli atti (inviata il 29.6.2019), ma se la Regione è dovuta intervenire a favore della società, che non è stata in grado di esibire le fideiussioni, chiederemo alla Corte dei Conti di accertare le responsabilità politiche e gestionali del management societario e della Regione.

    Secondo punto: il gioco delle tre carte.

    Ci sono altri punti su cui è giusto sia fatta chiarezza e verità: per quale motivo la Regione assegna 24 milioni di € a Lazio Ambiente spa che, non essendo più il gestore, non può svolgere tale attività con il contratto scaduto, e non invece, al Comune di Colleferro, che è proprietario del sito e che si è “ripreso” colle Fagiolara il 16.1.2020?

    Collocando questi fatti in una prospettiva più ampia ci viene da pensare che la discarica sarà poi affidata in gestione al Consorzio Minerva senza gara pubblica per creare Lazio Ambiente 2 o Gaia 3. Semmai il Consorzio non possedesse i requisiti richiesti, anche dopo la ricapitalizzazione di 1 milione di €, si potrebbe fondere nella Volsca Ambiente e Marino Multiservizi, creando per questa via un bacino di utenza della capacità necessaria alla nuova impiantistica prevista da Minerva: Colleferro diventerà la Capitale italiana dei rifiuti, in direzione esattamente contraria ai principi dell’economia circolare.

    Il nuovo Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti, che attende di essere approvato, deve invece sancire la chiusura definitiva della discarica e gli Uffici dell’Amministrazione regionale devono provvedere ad avviare l’iter in Conferenza dei servizi, riportando tutto il procedimento in un binario di legalità e trasparenza per l’adozione del progetto attualizzato – ancora “oggetto di approfondimenti tecnici”- e dell’atto finale di chiusura del sito.

    Non ci basta il finto lucchetto comunale e la fornitura di terreno vegetale (acquistati prima in mc ora in tonnellate, invece di inerti o di compost fuori specifica, come avrebbero dovuto fare) per la copertura provvisoria del capping. Vogliamo una procedura corretta sulla gestione del post mortem della discarica di Colleferro, nel segno della legalità.

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