Questi i due temi che hanno riempito la sala dibattiti di Casa Barnekow domenica pomeriggio nell’incontro “Presente – Passato e Futuro di Osteria della Fontana” da tempo annunciato dal dr Guglielmo Viti. L’invito a partecipare era alla città e – non di meno – alla politica che, dopo aver fallito nella protezione dei due preziosissimi pozzi romani scoperti laddove è oggi installata una pensilina, sta in questi giorni procedendo a mettere mani alla gestione del territorio di Osteria della Fontana attraverso la riproposizione di indirizzi sulla Rigenerazione Urbana già in passato vagliata e respinta dalla Regione Lazio.
Osteria della Fontana, che è quartiere strategico nello sviluppo commerciale sull’asse Casilina, è territorio particolarmente ricco e sensibile dal punto di vista archeologico, storico-paesaggistico e con un patrimonio dal valore ancora inestimabile accumulato in oltre tremila anni di storia. In apertura dell’incontro è stato proiettato un breve filmato per raccontare, oltre a quanto già emerso in scavi più o meno casuali (connessi per lo più a opere edilizie), proprio quanta altra ricchezza possa essere ancora sepolta in quanto ancora mai sono state avviate mirate campagne di scavo.
Stravolgere o deturpare esteticamente un tale paesaggio archeologico, emerso o ancora ipogeo, sarebbe delittuoso sia dal punto divista storico-culturale che sul piano dello sviluppo economico e sociale del quartiere.
La riscoperta dell’identità storica e culturale, è stato detto, è elemento fondante della coesione di una comunità di quartiere, come di una città; essa è leva di sviluppo sociale e di valori sempre più necessari in un mondo veloce e globalizzato.
Nello specifico, le testimonianze di storia ernica emerse con la scoperta negli anni recenti (2007-2008) del complesso monumentale del Circo marittimo (circus maritimum) costituiscono un valore unico e assoluto, così come sono di straordinaria importanza quelle romane, derivanti dall’antico Compitum anagninum, che hanno lasciato nel corso di millenni tracce di popoli e di eserciti provenienti da ogni parte d’Italia, d’Europa ed anche dal nord Africa.
E’ stato ricordato come il recente spostamento da Osteria della Fontana del cippo del Delubrum Lavernae abbia riportato giusta attenzione verso la sacralità dell’intera area che si sviluppa intorno ai rinvenuti resti del Tempio di Diana molto vicino all’antico Lago Clarano. Nella contigua area Selciatella – è stato sottolineato dal dr. Viti – sono stati rinvenuti importanti resti di impianti produttivi con numerosi reperti archeologici – ricollegabili con probabilità alla vicinanza della residenza imperiale di Villamagna – senza che si sia mai provveduto a campagne organizzate di scavo.
Di storia più recente ha parlato l’architetto Antonio Centra ripercorrendo le fasi di progettazione e funzionamento del Rotone di Pio IX di metà Ottocento. Un’opera ingegneristica all’avanguardia che coinvolse i migliori tecnici nell’ingegneria idraulica del tempo per far giungere acqua potabile dal quartiere di Osteria della Fontana al centro cittadino superando un dislivello di circa 300 metri.
Il tema del cantiere del Rotone ha interessato buona parte della serata con l’assessore dr. Carlo Marino che, dopo aver dichiarato la sua personale contrarietà al progetto di trasformazione dell’edificio storico in appartamenti di edilizia popolare, ha posto comunque riserve sul blocco definitivo dell’attuale cantiere per via del rispetto di accordi e normative, nonché lamentando effetti di rallentamento dello stesso a seguito di una denuncia presentata da alcuni cittadini ai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.
Il tema è stato oggetto dell’intervento in scaletta del dr. Nello Di Giulio che, nel ribadire l’assoluta contrarietà al proseguimento dei lavori cantiere – contrarietà portata avanti da anni insieme a numerose associazioni culturali della città – ha sottolineato come tale estesa avversione esuli da presunti riferimenti di appartenenze politiche in quanto il pessimo progetto nasce a metà degli anni novanta e attraversa almeno 5 o 6 consiliature con diverse maggioranze di governo.
Con riferimenti documentali è stato evidenziato come l’iniziativa di acquisire fondi regionali finalizzati al Recupero del patrimonio di edilizia residenziale (Lg 17/92 art 11) e utilizzarli per un progetto di sostanziale trasformazione tipologica del fabbricato industriale denominato Il Rotone rappresenta una scelta sbagliata e inopportuna sin dalla sua prima fase iniziale. Seppur in un diverso e ormai lontano contesto socio economico dove pareva che lo sviluppo industriale marciasse a gonfie vele offuscando altre linee di sviluppo capaci di tutelare ambiente e territorio, utilizzare inappropriatamente fondi pubblici per distruggere un patrimonio storico culturale del quartiere e della città appare essere oggettivamente eccessivo!
La stessa progettazione, sotto forma di Programma integrato d’Intervento, ha evidenziato nel tempo superficialità e contraddizioni tanto da richiedere varianti in corso d’opera e, nel durante, veder salire il QTE dai primi 826mila euro finanziati da Regione Lazio in data 30 09 99 ad euro 1.601.016,39 in fase di seconda riapprovazione del progetto esecutivo.
A solo titolo d’esempio è stata ricordata la tardiva piena considerazione che l’edificio, nella sua strumentale natura con impianto di pompe per la captazione dell’acqua, insiste su un’area freatica attraversata del torrente di San Cesareo, presunto immissario dell’antico lago Clarano. Il suo primo solaio con copertura a botte poggia su archi a sesto ribassato i cui piedritti affogano in un vero e lago di acqua corrente.
Tale fatto ha imposto, tra l’altro, ulteriore ridimensionamento del quadro di P.I.I. con la forzosa abolizione della prevista realizzazione di un pubblico parcheggio al servizio del quartiere. Purtroppo, malgrado il sollevamento civico di molte associazioni culturali (presenti in sala Anagni Viva con l’intervento della prof.ssa Anna Natalia, Quartiere Cerere con intervento del Consigliere comunale di minoranza Luca Santovincenzo, Terradolce con Pasquale Maiorano, Anagni cambia Anagni, salvo altre) i lavori di cantiere, seppur interrotti più volte, sono stati sempre ripresi con autorizzazioni dell’Ente Comune di varianti di progetto e conseguenti maturazioni e pagamenti di progressivi S.A.L. Dopo inefficaci solleciti/incontri con l’Amministrazione – ha ancora riferito Di Giulio– le associazioni culturali interessate, i cittadini del quartiere mobilitati non hanno avuto altra strada che fare esposto al Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale che, prontamente intervenuti con riferimenti territoriali di concerto alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, hanno posto a verbale incongruenze rilevate rispetto alle prescrizioni contenute nelle diverse autorizzazioni.
Si legge nei documenti che “sono state eseguite lavorazioni in difformità” delle autorizzazioni e sono evidenziate “incongruenze tra quanto realizzato e quanto rappresentato negli elaborati” A seguito di tali verifiche, ai sensi del D. LGS 42/2004, risulta che sono state attivate le misure previste per danni arrecati a beni culturali “con lavorazioni in difformità delle autorizzazioni”.
Ad oggi, la Soprintendenza ha inteso ribadire anche la formale revoca per scadenza termini delle medesime autorizzazioni, sempre rilasciate con prescrizioni, per cui questo insensato progetto di trasformazione dello storico Rotone in mini appartamenti potrebbe, almeno da questo punto di vista, poter ricominciare solo daccapo.
Dall’incontro di Casa Barnekow è emerso, con contributo di tutti i relatori compreso l’appassionato intervento di Antonio Imperia che si è detto ancora sconcertato per la recente distruzione di due pozzi romani in un cantiere comunale (“mi sarei incatenato per evitarlo”), che non può esserci ragione alcuna per una ripresa del cantiere se non a seguito di una diversa aggiornata progettazione che miri al recupero reale della storia e del valore identitario di questo bene culturale “Il Rotone” straordinariamente al centro ed al servizio della generosissima area archeologica di Osteria della Fontana.
D’impatto emotivo l’intervento del dr. Ivan Quiselli, direttore di anagnia.com, che ha mostrato in sala alcuni preziosi reperti rinvenuti nel territorio di Osteria della Fontana – denunciati ovviamente presso gli organi di rito – tra cui una stupenda moneta dell’età delle Guerre puniche e proveniente da Alba Fucens, storico insediamento nell’area dell’antica Marsica. Al termine dell’incontro è stata avanzata proposta urgente agli amministratori di maggioranza e di minoranza di promuovere in Consiglio comunale l’adozione di un “Atto d’indirizzo” (art 49 Tuel) che riconosca Osteria della Fontana come “Area di particolare valore storico-culturale ed archeologico- ambientale” al fine di ispirare nel tempo appropriate politiche di tutela, di promozione e valorizzazione finalizzate alla qualità dello sviluppo sociale ed economico del quartiere e, con esso, dell’intera città di Anagni.
nota stampa a cura delle associazioni culturali “Casa Barnekow – Anagni CittàInArte” e “Anagni cambia Anagni“