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    Home » Dal carcere a Fiuggi: Giuseppe Dogali ai domiciliari fuori regione per l’inchiesta antidroga della DDA di Napoli
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    Dal carcere a Fiuggi: Giuseppe Dogali ai domiciliari fuori regione per l’inchiesta antidroga della DDA di Napoli

    la Corte d’Appello di Napoli accoglie l’istanza dell’avvocato Francesco Liguori: Dogali lascerà il carcere per i domiciliari nella città termale. Coinvolto in una maxi rete da 500mila euro al mese gestita dal clan Gallo-Angelino
    10 Aprile 20253 Mins Read
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    Giuseppe Dogali
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    La corte trasferisce Dogali ai domiciliari

    Da Maddaloni a Fiuggi, la nuova misura cautelare decisa a Napoli

    Giuseppe Dogali, 38 anni, originario di Maddaloni, lascia il carcere per scontare gli arresti domiciliari fuori regione, nella città termale di Fiuggi. A deciderlo è stata la prima sezione della Corte di Appello di Napoli, presieduta dal giudice Eduardo De Gregorio, che ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato Francesco Liguori.

    I giudici hanno ritenuto che “le esigenze cautelari possono ritenersi scemate”, accettando dunque la sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere con quella dei domiciliari. Una decisione che arriva a distanza di mesi dalla sua cattura nell’ambito di una maxi inchiesta della DDA di Napoli.


    Il blitz antidroga e l’accusa di associazione mafiosa

    Una rete da 50 arresti e mezzo milione al mese in traffico di stupefacenti

    Il nome di Dogali compare nella lunga lista degli indagati del blitz coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia che ha portato all’arresto di 50 persone coinvolte nel traffico di droga tra Caivano, Maddaloni e altre località campane.

    L’accusa è pesante: associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di favorire un clan mafioso, quello Gallo-Angelino. Il sodalizio, secondo le carte degli inquirenti, avrebbe gestito oltre 25 piazze di spaccio con modalità paramilitari e rigida organizzazione interna.


    La droga e il monopolio criminale

    Prezzi imposti e rapporti stabili con i referenti locali

    Alla guida dell’organizzazione criminale ci sarebbero stati Massimo Gallo e Antonio Angelino, eredi del potere lasciato vacante dopo l’arresto dei fratelli Nicola e Gennaro Sautto e di Domenico Ciccarelli, del clan Sautto-Ciccarielli.

    Il duo avrebbe strutturato una nuova alleanza per controllare sia il traffico di droga che il sistema delle estorsioni, imponendo ai singoli capi delle piazze locali un obbligo di approvvigionamento esclusivo e prezzi stabiliti per ogni tipo di sostanza.


    Le piazze di spaccio a Maddaloni

    La coppia Di Caprio/Ravanni tra i referenti locali della rete

    Tra le piazze identificate a Maddaloni, tre in particolare sarebbero state strategiche. Una di queste era affidata alla coppia Di Caprio/Ravanni, che avrebbe gestito un’attività di acquisto regolare di cocaina direttamente dal gruppo di Massimo Gallo.

    Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il rapporto tra i coniugi e il clan era “stabile e continuativo”, con quantitativi variabili tra i 50 e i 250 grammi di cocaina per volta. Un sistema ben oliato, definito dai giudici come improntato a confidenza e consuetudine di rapporti.


    Fiuggi, destinazione inattesa

    La città termale diventa sede di detenzione domiciliare per Dogali

    Colpisce che la scelta della destinazione per i domiciliari sia ricaduta proprio su Fiuggi, nota più per le sue acque e le terme che per il coinvolgimento in storie di criminalità organizzata. Un contrasto netto che racconta anche di come la criminalità, pur repressa, continui a trovare rifugio e spazi di azione anche lontano dai territori di origine.

    L’arrivo di Dogali nella città ciociara è destinato a far discutere, mentre il processo continua il suo corso e le indagini svelano sempre nuovi dettagli del giro d’affari milionario gestito dal clan campano.

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