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    Morto Peppe Vessicchio: addio al Maestro che ha incantato generazioni di italiani

    il direttore d'orchestra simbolo di Sanremo si è spento a 69 anni all'Ospedale San Camillo di Roma: lutto nella musica italiana
    8 Novembre 20254 Mins Read
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    Peppe Vessicchio
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    La musica italiana è in lutto. Peppe Vessicchio si è spento oggi all’Ospedale San Camillo di Roma a causa di una polmonite interstiziale che ha avuto un decorso rapidissimo. Il Maestro, come lo chiamavano tutti con affetto e rispetto, aveva 69 anni e lascia un vuoto incolmabile nel panorama artistico nazionale.

    La notizia ha colpito come un fulmine un mondo che lo considerava immortale, eterno come quella bacchetta che alzava con gesto sicuro sul podio dell’Orchestra del Festival di Sanremo. I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata, come richiesto dalla famiglia, che in questo momento di dolore ha chiesto rispetto e riservatezza.

    Nato a Napoli il 17 marzo 1956, Giuseppe Vessicchio – questo il suo nome all’anagrafe – aveva iniziato il suo percorso artistico nella sua città natale, dove la musica scorre nelle vene come il sangue. Diplomato in pianoforte, i suoi primi passi professionali lo videro collaborare con i grandi nomi della scena partenopea: Nino Buonocore, Edoardo Bennato, Peppino di Capri, Lina Sastri. Ma la svolta nazionale arrivò negli anni Ottanta, quando iniziò una collaborazione destinata a lasciare il segno con Gino Paoli, firmando insieme brani che sono entrati nella storia della canzone italiana come “Ti lascio una canzone” e “Cosa farò da grande”.

    La sua carriera, però, non è stata lineare fin dall’inizio. Nel 1975 fece parte dei I Trettré, gruppo comico-musicale napoletano in cui suonava chitarra e pianoforte. Ma quando il trio cominciò a virare decisamente verso il cabaret, Vessicchio fece una scelta coraggiosa: lasciò il gruppo per dedicarsi interamente alla musica. Una decisione che avrebbe cambiato non solo la sua vita, ma anche quella di milioni di italiani che negli anni successivi avrebbero imparato ad amarlo.

    Il legame indissolubile con il Festival di Sanremo comincia nel 1990 e prosegue ininterrottamente per decenni. Ha vinto la kermesse come direttore d’orchestra per quattro volte: nel 2000 con gli Avion Travel (“Sentimento”), nel 2003 con Alexia (“Per dire di no”), nel 2010 con Valerio Scanu (“Per tutte le volte che”) e nel 2011 con Roberto Vecchioni (“Chiamami ancora amore”). Ma i premi e le vittorie raccontano solo una parte della storia: Vessicchio è stato il volto rassicurante, la presenza gentile che ha accompagnato generazioni di italiani davanti alla televisione, quella figura con la barba iconica che faceva scattare l’applauso ancora prima che la musica iniziasse.

    La sua capacità di essere ponte tra mondi apparentemente distanti ha fatto di lui un’icona trasversale. Da una parte la musica colta, il rigore dell’arrangiamento, la disciplina ferrea dell’orchestra sinfonica. Dall’altra la leggerezza della canzone popolare, l’accessibilità della televisione, la spontaneità dei giovani talenti. Per oltre un decennio è stato docente e direttore d’orchestra ad “Amici di Maria De Filippi”, dove con tono pacato e un’ironia sempre gentile ha insegnato a milioni di ragazzi il rispetto per la musica, lontano da qualsiasi accademismo.

    Nel corso della sua straordinaria carriera ha collaborato con i più grandi interpreti della musica italiana: Andrea Bocelli, Zucchero, Roberto Vecchioni, Elio e le Storie Tese, Ornella Vanoni, Ron, Biagio Antonacci. Ha firmato arrangiamenti che sono diventati parte della memoria collettiva del Paese, ha diretto orchestre sinfoniche, ha sperimentato con le sonorità più diverse. La sua ricerca artistica non conosceva confini: negli ultimi anni aveva persino fondato in Abruzzo Musikè Vini, una cantina dove i vini venivano affinati al suono di frequenze armoniche, unendo la sua passione per la musica a quella per l’enologia.

    “Ogni persona è come una corda e possiede una capacità di vibrazione”, amava dire. “Quando incrociamo le nostre vere passioni, iniziamo a suonare davvero”. Parole che racchiudono la sua filosofia di vita, quel cercare l’armonia non solo nelle note ma in ogni aspetto dell’esistenza. “Il silenzio è il tessuto in cui il suono si intrufola”, ripeteva spesso, con quella saggezza poetica che lo rendeva unico.

    Il cordoglio è unanime. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ha ricordato come un artista di grande cultura musicale che ha dato tanto al Paese. Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha scritto che la sua scomparsa colpisce i ricordi comuni di tanti Sanremo in famiglia, con la sua maestria e simpatia a fare compagnia agli italiani.

    Peppe Vessicchio lascia molto più di una eredità artistica: lascia un modo di intendere la musica come linguaggio universale, come ponte tra le generazioni, come ricerca costante della bellezza e dell’armonia. Quel gesto sicuro con cui alzava la bacchetta, quella barba bianca che lo rendeva riconoscibile ovunque, quel sorriso gentile rimarranno per sempre impressi nella memoria di un Paese che oggi piange uno dei suoi Maestri più autentici.


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