Un impianto che divide
Nei giorni scorsi, un incontro pubblico a Paliano ha acceso il dibattito sull’impianto di produzione di biometano, progettato per sorgere in località Colle Carcavella, in un’area compresa tra Amasona, Castellaccio e San Bartolomeo di Anagni. Il progetto, presentato da una società privata nel 2022, ha suscitato forti preoccupazioni tra i residenti e le istituzioni locali, a causa delle numerose criticità rilevate.
Irregolarità e criticità del progetto
Le problematiche sollevate riguardano il mancato rispetto delle normative urbanistiche e paesaggistiche, i rischi di impatto ambientale e idrogeologico, la viabilità dell’area, la vicinanza alle abitazioni e l’accessibilità. In particolare, il Comitato residenti Colleferro, insieme ad alcuni proprietari di terreni confinanti, ha presentato opposizione al TAR del Lazio (Latina), sostenendo la decisione del Comune di Paliano, che aveva precedentemente bloccato l’autorizzazione per difformità amministrative.
Una localizzazione inadeguata
L’impianto dovrebbe sorgere su un terreno agricolo di circa due ettari, caratterizzato da una morfologia complessa, con un forte dislivello e una separazione naturale tra la parte collinare e quella di valle. Tuttavia, per insediamenti di questa portata, la superficie necessaria sarebbe almeno il doppio, con la necessità di ulteriori espropri che andrebbero a impattare ancora di più sul territorio. Inoltre, la vicinanza con via Casilina e la prevista elevata movimentazione di camion carichi di letame e scarti agricoli sollevano gravi preoccupazioni in termini di viabilità e sicurezza.
Un impatto ambientale preoccupante
L’impianto, che dovrebbe trattare 85.000 tonnellate all’anno di biomassa agricola, prevede enormi serbatoi di gas metano e grandi vasche per il deposito di materia prima e di scarti, collocate a ridosso di un fiume e di un fosso, in aperta violazione delle normative di inedificabilità. Inoltre, le emissioni odorigene e il rumore prodotto dall’impianto potrebbero compromettere la vivibilità delle numerose abitazioni presenti nei dintorni.
Il rischio di un insediamento industriale mascherato
Secondo i residenti, l’impianto, pur presentandosi come un’attività agricola, avrebbe più le caratteristiche di una vera e propria industria, con un impatto visivo e ambientale significativo. I serbatoi previsti superano i 10 metri di altezza e i 35 metri di diametro, con almeno 4 o 5 strutture di questo tipo. Inoltre, il rischio di un futuro abbandono dell’impianto per insostenibilità economica potrebbe trasformarlo in una cattedrale nel deserto, esponendo il territorio a ulteriori pericoli, come una possibile riconversione per il trattamento di rifiuti solidi urbani.
Un territorio a rischio trasformazione
Se l’impianto venisse realizzato, l’intera area della Strada del Vino Cesanese, cuore della tradizione agricola locale, rischierebbe di perdere la propria identità, con danni irreparabili per le piccole aziende agricole, gli agriturismi e il turismo enogastronomico. Anche il Monumento naturale La Selva di Paliano, già oggetto di discussione per il suo futuro, potrebbe subire un duro colpo.
Conclusioni
Di fronte a questo scenario, i cittadini e le associazioni locali chiedono alla Regione Lazio e al Comune di Paliano di prendere una posizione chiara sul destino dell’area. La questione, oltre a riguardare la sostenibilità ambientale, pone interrogativi più ampi sulla tutela del territorio e sulla direzione dello sviluppo economico locale.