La lettera del Generale Carmelo Burgio a Luciana Littizzetto – pubblicata alcuni giorni fa da “La Gazzetta di Lucca” – è un testo dal tono provocatorio, ma anche profondamente sentito, che si inserisce nel dibattito sul ruolo delle Forze Armate italiane e sulla percezione del militarismo nella società contemporanea.
Nella lettera, il Generale usa un linguaggio diretto, a tratti ironico e tagliente, per rispondere alla posizione espressa dalla comica, contestando l’idea che i militari italiani siano inaffidabili o inutili in uno scenario di difesa europea. Il fulcro del suo discorso è il concetto di sacrificio: i soldati non combattono solo per conquistare o difendere un territorio, ma per testimoniare valori come onore, dovere e affidabilità.
La lettera, inoltre, si distingue per il forte richiamo alla storia militare italiana, con riferimenti a Redipuglia, El Alamein e Montelungo, luoghi simbolo del sacrificio dei soldati italiani. Questo serve a ribadire un concetto fondamentale: la memoria dei Caduti non è solo un ricordo del passato, ma un monito per il presente.
Nel complesso – dunque – la lettera evidenzia una frattura culturale tra chi considera la guerra e il riarmo come un male da evitare a ogni costo e chi ritiene che la difesa e il sacrificio siano imprescindibili per l’identità di una nazione. È un testo che invita alla riflessione e che, al di là dei toni polemici, pone interrogativi importanti sul rapporto tra l’Italia e le sue Forze Armate.
anagnia.com ha incontrato il Generale Carmelo Burgio e gli ha posto alcune domande.
Nella Sua lettera a Luciana Littizzetto, Lei critica l’idea che le Forze Armate italiane non siano affidabili per un impegno bellico. Quanto ritiene che oggi sia solida la preparazione dell’Esercito italiano nel contesto geopolitico attuale?
Le Forze Armate italiane, e l’Esercito, sono all’altezza per sostenere un impiego bellico, a mio parere. Ricordiamoci che resto ufficiale in congedo, dell’Arma dei Carabinieri, pertanto non possiedo le conoscenze specifiche e approfondite che possono avere altri appartenenti alle Forze Armate di alto rango.
I problemi delle Forze Armate italiane sono gli stessi che preoccupano le altre strutture militari europee. Con la caduta del muro di Berlino si era creduto che la guerra fosse scongiurata per sempre e progressivamente si è passati al volontariato. Mancano quindi risorse umane per condurre operazioni militari prolungate. Anche il British Army, tradizionalmente basato sul volontariato, entrato nella prima e nella seconda guerra mondiale passò alla coscrizione.Confidando nell’alleanza atlantica, tutti i partner si sono in qualche modo adagiati, facendo affidamento sugli Stati Uniti. Probabilmente solo gli USA e il Regno Unito potrebbero tentare di agire autonomamente, seppur con evidenti differenze nelle rispettive capacità complessive.
Lei ha parlato di come, storicamente, l’efficacia delle Forze Armate sia sempre stata legata alla qualità del popolo che le sostiene e della classe politica che le guida. Crede che oggi ci sia un problema di fiducia reciproca tra Istituzioni, cittadini e militari?
L’Italia è Paese di grandi divisioni. Cospicua è la frazione anti-militarista “senza se e senza ma”. Lo vediamo nelle posizioni assunte per il caso Ramy al Corvetto, con condanne a prescindere. I toni irritati, al limite del rabbioso, in occasione di raduno degli Alpini, di recente l’interrogazione parlamentare di deputata che ha visto un centinaio di Alpini in giro nella cittadina di Cortina. Inutile nascondersi dietro un dito: in Italia una parte ha in odio il militare e il poliziotto, e ciò che rappresentano. Il soldato va bene – per certa gente – se pulisce la strada, se garantisce la sicurezza (purché non usi la forza per trarre in arresto), se interviene in caso di calamità. Un errore viene usato da questa parte per dimostrare che l’intera compagine non sia sana. Il cittadino in uniforme comunque continuerà a fare la sua parte, con serietà.
Il tema del riarmo è tornato centrale in Europa con la guerra in Ucraina e le tensioni internazionali. Secondo Lei, l’Italia dovrebbe investire di più nella difesa o ritiene che altre priorità debbano prevalere?
E’ importante investire in Difesa come lo è farlo nella Sanità e nella Scuola. Vanno operate delle priorità e occorre essere consapevoli che non si può lamentare – a posteriori – le sconfitte, senza interrogarsi su come quei soldati siano stati mandati a combattere. Non si vince, se non si spende. Basti guardare come cominciò la campagna in Africa settentrionale: noi con le “scatole di sardine” e artiglierie obsolete e pochi autocarri, i britannici con carri, artiglierie, aerei e motorizzazione completa, che consentiva di surclassarci. Oggi non si vince se non si è qualitativamente e, magari, quantitativamente, superiori.
Lei ha invitato la Littizzetto a visitare luoghi sacri per la memoria dei Caduti, sottolineando che la loro eredità è il senso del dovere e dell’onore. Oggi questi valori sono ancora percepiti e rispettati dalla società italiana?
L’ho già detto; una parte dell’Italia e degli italiani sente ancora certi valori. Un’altra, a mio avviso, no.
Molti critici sostengono che in un’epoca moderna la guerra sia ormai un mezzo obsoleto per risolvere i conflitti. Lei crede che sia ancora necessario mantenere un forte apparato militare o si può pensare a un modello di difesa alternativo?
Con tutto il rispetto per questi signori, mi attengo ai fatti. Mi pare che la guerra la facciano ancora in tanti. Solo l’Europa occidentale, e neanche tutta visto che la Gran Bretagna non rifiuta il concetto di guerra, crede nella Pace a tutti i costi. Il resto del mondo, giganti – USA, Russia e Cina compresi – mi sembra che le guerre siano disposti a farle o le facciano. Il pacifismo radicale va bene se condiviso e universale. Se uno solo non concorda meglio prepararsi. E in questo mondo mi pare che la maggioranza non sia pacifista radicale.
Ha citato la differenza tra il soldato della Prima Guerra Mondiale, ben equipaggiato, e quello della Seconda, spesso mandato a combattere in condizioni sfavorevoli. Oggi le Forze Armate italiane hanno le risorse adeguate o si trovano in una situazione analoga?
Il soldato della Grande Guerra era meglio armato, nutrito, equipaggiato e vestito di quello della 2^. Non stava davvero bene manco lui, ma figuriamoci a questo punto in che condizioni il fascismo e quell’Italia hanno mandato i nostri ragazzi a combattere la 2^ guerra. Oggi l’equipaggiamento e l’armamento sono all’altezza, non abbiamo più quanto di peggio come accadde nel 1940, ma scorte, risorse umane, corazzati, difesa anti-missile, solo per dire alcuni dei settori, vanno aggiornati e migliorati.
La sua lettera ha avuto un forte impatto mediatico. Ha ricevuto risposte istituzionali o da parte di personalità del mondo militare e politico? Se sì, quali reazioni l’hanno più colpita?
Nulla. Ma non scrivo perché le Istituzioni si preoccupino di me. Scrivo per chi mi vuole leggere e per quelli che son stati e restano i miei uomini.
Sindacati nell’Arma. Dopo anni di dibattiti, l’associazionismo sindacale all’interno dell’Arma dei Carabinieriè ormai una realtà. Tuttavia, permangono criticità legate alla rappresentatività e alla contrattazione collettiva. Qual è la sua opinione sullo stato attuale del sindacalismo nei Carabinieri e quali miglioramenti ritiene necessari per garantire una tutela più efficace del personale?
Il sindacato resto dell’idea che non sia compatibile con le strutture militari. Tuttavia l’evoluzione della società aveva reso inevitabile che fossero costituiti. E’ doveroso quindi per i comandanti relazionarsi con i sindacati. Sono sicuramente utili all’Istituzione militare per ottenere il riconoscimento di diritti e specificità. Occorre che i sindacati siano consapevoli che appartengono a funzioni vitali dello Stato: Difesa e Sicurezza. E che in ogni intervento, ogni scelta, devono rimanere fedeli all’obbiettivo finale di queste Istituzioni: fornire Sicurezza e Difesa.
Sicurezza e organici: negli ultimi mesi, diversi sindacati dell’Arma dei Carabinieri hanno denunciato la carenza di organico e l’aumento dei carichi di lavoro per i militari. Secondo Lei, quali strategie andrebbero adottate per rafforzare la presenza dell’Arma sul territorio senza compromettere il benessere psicofisico degli operatori?
Le carenze di organico ci son sempre state. Gli organici vengono sempre adeguati con un certo ritardo. In quanto ai carichi di lavoro, i nostri nonni e bisnonni Carabinieri lavoravano di certo di più, atteso che non c’era lo straordinario e si lavorava Fino a che era necessario. Pertanto le istanze sindacali sono ovvie: cercare sempre di ottenere qualcosa in più al tavolo contrattuale. E questo non è sbagliato: meglio sta il militare (o il poliziotto) e meglio rende. Per cui va tutto bene, basta che a migliori condizioni corrispondano migliori prestazioni, e non ulteriori richieste. L’Alitalia mi pare sia fallita anche per questo.
Minacce ai Carabinieri e sicurezza del personale. Recentemente si sono verificati diversi episodi di aggressioni ai danni di appartenenti alle forze dell’ordine. Ritiene che gli strumenti legislativi attuali siano adeguati a tutelare i Carabinieri in servizio o servirebbero nuove misure di protezione?
Gli strumenti vi sono. Le norme pure, ma vanno applicate. Una sentenza come quella che consente a Fedez di dare dei “figli di cani” a militari, poliziotti, carabinieri, solo perché è un artista, ha del devastante. Vediamo come andrà a finire alla Littizzetto, ma se anche lei come artista potrà dire ogni nefandezza… beh, c’è da aspettarsi che poi qualcuno faccia lo stesso col ministro, col presidente della camera, il presidente del Consiglio o della Repubblica. Peraltro, ripristinare certe aggravanti a carico di chi commette determinati reati contro l’onore e l’incolumità del personale preposto a sicurezza e difesa potrebbe essere utile.
Parliamo di Tecnologia e investigazioni: con l’evoluzione tecnologica, anche le indagini e le strategie di contrasto alla criminalità stanno cambiando. Quali sono le principali sfide che l’Arma dei Carabinieri sta affrontando in questo ambito e come si sta adattando all’uso dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie investigative?
La seconda parte mi trova impreparato. Ma in quanto a Tecnologia e sfruttamento delle evoluzioni della scienza, l’Arma dei Carabinieri sicuramente è all’avanguardia. Siam stati la prima istituzione a preparare il nostro personale sulle attività legate al DNA, per esempio.
Caso Sigfrido Ranucci e intercettazioni: il recente caso delle intercettazioni legate al giornalista conduttore di Report ha sollevato interrogativi sull’uso e sulla gestione delle intercettazioni da parte delle forze dell’ordine. Qual è la sua posizione su questa vicenda?
Non credo sia corretto che le intercettazioni vengano utilizzate per gettare fango. Un conto è citare un dialogo relativo alla perpetrazione di un reato, un altro giocare su argomenti privati, intimi, al solo scopo d’indebolire l’interlocutore, o intimidirlo. Non credo debba essere consentito ai cronisti di utilizzarle. Oltretutto non è raro il caso di parole travisate, mal comprese etc., di errori ve ne son stati, quindi prima di dare in pasto alla stampa ciò che si è registrato, occorrerebbe almeno il vaglio del processo. Una persona infangata per errore non avrà mai la restituzione dell’onorabilità. Su Internet l’incipit dell’inchiesta resta per sempre, e spesso non ci si sofferma neppure a verificare come è finita una particolare vicenda. Basta, appunto, l’incipit, lo schizzo di fango. In due casi uno schizzo di fango l’ho ricevuto anche io, e esserne uscito “pulito” non è che risolve il problema, atteso che intanto si soffre la gogna mediatica, e tutti sanno i fatti tuoi, o possono malignare. E quando tutto è finito, ci sarà sempre chi non vorrà credere all’onestà, perché l’italiano-medio è giustizialista e colpevolista, quando a finire sulla gogna sono gli altri!
CARMELO BURGIO
Nel corso di quarantanove anni di prestigiosa carriera militare, il Generale Carmelo Burgio ha svolto numerose missioni all’estero e ricoperto incarichi di assoluto rilievo, tra i quali spiccano quelli di Comandante delle Scuole dell’Arma, di Comandante Interregionale «Culqualber» e, da ultimo, quello di Comandante Interregionale «Podgora».
Nelle motivazioni dell’attribuzione della Croce d’oro al merito dell’Arma dei carabinieri si legge: “Ufficiale Generale di preclare qualita’ umane e professionali, ha sempre costituito limpido esempio e sprone per il personale dipendente, assicurando costantemente soluzioni organizzative brillanti e di rara efficacia. Con la sua infaticabile e preziosa opera di comando e di pensiero ha contribuito al progresso dell’Arma dei Carabinieri, esaltandone spiccatamente il lustro e il decoro nell’ambito delle Forze Armate e della Nazione”.
Comandante del Reggimento Multinational Specialized Unit in Iraq, Comandante del Battaglione del 1º Reggimento carabinieri Paracadutisti “TUSCANIA”, Comandante del distaccamento CC “Tuscania” e consulente giuridico del Comandante della brigata multinazionale nord impiegata in Bosnia Herzegovina nell’ambito dell’operazione IFOR. A fine 2003 è Comandante del Reggimento Multinational Specialized Unit in Iraq, subito dopo l’attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003.
Numerosissimi i riconoscimenti e le onorificenze italiane e straniere che gli sono state attribuiti; tra questi: Croce d’oro al merito dell’Arma dei carabinieri; Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana; Medaglia Mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare; Medaglia militare al merito di lungo comando; Medaglia al merito di lunga attività di paracadutismo militare (25 anni); Croce per anzianità di servizio militare (40 anni) – nastrino per uniforme ordinaria; Croce per anzianità di servizio militare.