A meno di un giorno dall’annuncio della venuta ad Anagni di Roberto Vannacci per la presentazione del suo libro “Il mondo al contrario”, e nel giorno in cui allo stesso generale è stata recapitata la notifica dei rilievi disciplinari nell’ambito dell’inchiesta avviata dopo la pubblicazione del volume, è già scontro – in città – tra chi plaude all’iniziativa organizzata e voluta dall’Accademia Bonifaciana e dal suo presidente Sante De Angelis e avvallata dall’amministrazione comunale, e chi, invece, ritiene “sconveniente” tale appuntamento che “di culturale ha ben poco”.
Al generale Roberto Vannacci – lo ricordiamo – mercoledì verrà anche conferito il premio “Bonifacio VIII”, di solito assegnato “alle personalità ecclesiastiche che maggiormente si distinguono per il servizio di fedeltà e obbedienza al Sommo Pontefice, alla Sede Apostolica e alla Chiesa Cattolica e a personaggi autorevoli nazionali ed internazionali (a seconda di varie categorie), che si siano distinti nei loro rispettivi campi per professionalità, impegno e promozione della dignità della persona umana”.
Tra l’altro, proprio oggi il generale Roberto Vannacci si è presentato oggi a Palazzo Esercito – sede dello Stato maggiore dell’Esercito italiano e dello Stato maggiore della difesa – per il periodo di affiancamento previsto prima di assumere il nuovo incarico di capo di stato maggiore delle Forze operative terrestri. Ad attendere Vannacci, c’era la comunicazione formale relativa alla prima fase delle indagini. L’ufficiale ha subito chiesto – e ottenuto – un mese di licenza per motivi familiari.
Quanto invece alle questioni anagnine, il primo a lanciare il sasso è stato il docente e giornalista Paolo Carnevale che ha ricordato, nei suoi articoli e nella sua bacheca di Facebook, “che, anni fa, la Sala della Ragione non venne concessa ad un libro che parlava (tra l’altro) di trans“, riferendosi a quando l’allora amministrazione comunale guidata dal ex sindaco Carlo Noto non concesse l’utilizzo della sala per la presentazione del libro di Vladimir Luxuria: “allora il concetto della libertà di opinione e della libertà di andare a sentire o meno non andava bene?”, si chiede Paolo Carnevale.
“Ad Anagni torna una terza volta nel Medioevo; e sono tre – scrive il giornalista e docente – la prima volta con pieno merito, va detto: all’epoca dello schiaffo Anagni. La seconda volta – tre anni e mezzo fa – quando ad Anagni venne organizzato il festival “Cultura e identità”. E la terza, appunto, con la presentazione di Vannacci.
L’ASSESSORE CARLO MARINO: “chi è interessato, al libro o al caso editoriale, potrà venire ad ascoltarlo; chi non è interessato potrà fare altro, potrà anche criticare sia l’autore che gli organizzatori”
“In realtà questa notizia non ha fatto in tempo a spargersi che qualche difensore della democrazia, della pluralità e del confronto ha ricominciato a parlare di medioevo, nel senso più buio del termine”, si è sbrigato a chiosare l’assessore Carlo Marino puntando indirettamente il dito contro il giornalista, senza però mai nominarlo direttamente. “Anagni e la nostra amministrazione – ha affermato ancora l’assessore alla Cultura – non è una città che discrimina e censura: è una città che ospita confronti e dibattiti perché vuole crescere ed evolversi”.
LA NOTA DEL PARTITO DEMOCRATICO: “la presentazione del libro? Una pagliacciata”
Nel dibattito si è inserito nel primo pomeriggio di oggi anche il locale circolo del Partito Democratico, in realtà chiamato in causa dal giornalista Paolo Carnevale che – sempre sul suo profilo di Facebook – ha rimproverato ieri il partito di produrre sulla questione “solo silenzio”.
Di seguito, la nota integrale del Partito Democratico di Anagni: “al generale Roberto Vannacci, è stato concesso un avanzamento di carriera che smentisce nei fatti i provvedimenti disciplinari annunciati dal governo Meloni, campione di affermazioni e immediate smentite. L’ alto ufficiale è stato nominato capo di Stato Maggiore delle Forze terrestri, nomina della quale l’ex parà si sente particolarmente fiero, nonostante le affermazioni di Crosetto, tendenti a sminuire l’importanza del ruolo assegnato al generale. Il provvedimento disciplinare avrebbe dovuto punire le ignobili dichiarazioni contenute nel libro scritto dall’alto ufficiale pieno di odio e discriminazioni verso qualsiasi disuguaglianza contraria ai canoni della destra di ispirazione fascista: dagli orientamenti sessuali, al ruolo delle donne nella società e nella famiglia, dalle differenze di colore della pelle (Paola Egonu), ai migranti colpevoli di non voler morire di fame, affermazioni probabilmente contrarie alla nostra Costituzione. Questo campione del pensiero più reazionario e illiberale, è stato invitato ad Anagni dall’Accademia Bonifaciana di cui è rettore Sante De Angelis, a tenere una conferenza stampa in cui probabilmente presenterà la sua creatura letteraria. Per questa pagliacciata la nostra amministrazione comunale ha concesso la Sala della Ragione che sicuramente nel corso della sua lunga storia ha assistito ad eventi ben più esaltanti. I cittadini di Anagni, in questo momento, hanno ben altro a cui pensare: il caro-vita, il costo delle bollette, dei carburanti, l’assistenza sanitaria carente nel nostro territorio, la casa, la sistemazione delle strade da terzo mondo. Non dei discorsi di odio e di discriminazione socio-culturale del generale: un guerriero di cui, in un frangente storico pieno di guerre, in cui lo sguardo del mondo intero è rivolto alla PACE, non abbiamo francamente bisogno”.
SANTE DE ANGELIS, PRESIDENTE DELL’ACCADEMIA BONIFACIANA: “uscito in sordina come opera auto-edita di un autore noto solo nell’ambiente militare, ha improvvisamente conquistato gli onori delle cronache e in poche ore ha scalato le classifiche di vendita di Amazon, raggiungendo il numero 1 in Italia”
Per Sante De Angelis, presidente dell’Accademia Bonifaciana e organizzatore dell’incontro, “la pubblicazione di alcune frasi estrapolate ha suscitato, naturalmente, la reazione isterica di gran parte della Sinistra italiana; l’ho letto tutto – spiega De Angelis – e vi sono idee più o meno condivisibili, ma espresse senza offendere. Sconcerta che i benpensanti e i sostenitori delle libertà di costumi abbiano grosse difficoltà nell’accettare idee e pensieri diversi da quelli dominanti. Triste è che tale modalità parta proprio da coloro che si definiscono progressisti e democratici”.